Sono a Berlino

Sono a Berlino, circondato da mezzelune e occhi di vetro.

Giornata pallida. Occhi di vetro
e mezzelune irrancidite.
<< Buongiorno, parlo col signor Giuseppe? >>
Annuisco a mezza voce.
Introibo ad altare dei.
<< Dovrebbe ritirate un documento. >>
<< Sono a Berlino. >>
Silenzio. Tramestio
in sottofondo.
<< Dovrebbe venire a Roma. >>
<< Le ho detto che sono a Berlino. >>
<< Quando torna? >>
<< Mai. >>
Algoritmi si inseguono
tra cicli e condizioni.
<< Non può mandare qualcuno? >>
<< No. Non conosco nessuno. >>
Di nuovo silenzio.
Questa volta è umido,
emana stomachevoli miasmi.
<< Dovrebbe venire qui. >>
<< Può spedirli? >>
Dio separò il Mar Rosso
per mandare schiavi satolli
tra gli ori del deserto.
<< In Egitto c’era di che mangiare… >>
bisbigliano tra stracci
e pustole di vecchie.
<< Dovrebbe ritirare il documento. >>
<< Sono a Berlino. >>
<< Di cosa si tratta? >>
<< Nulla di importante. Formalità. >>
Respiri corti.
Occhi di faina.
Di nuovo mezzelune.
Quante mezzelune!
Ad Deum qui laetificat juventutem meam.
<< Io odio Berlino. >>
Neuroni che si intrecciano:
vermi che scalciano
per essere impalati.
<< Perchè non torna? >>
Mattoni rossi, ottusi,
rami ammutoliti,
mezzelune.
Quante maledette mezzelune!
<< Sono a Berlino. >>


Depositata per la tutela legale presso Patamu: certificato


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